Monferrato -Astigiano – Langhe e Alessandrino 2023

(Circa 500km partendo da Albignano)

Itinerario di grande impatto panoramico ed enogastronomico.
La traccia Google parte da Vercelli Ovest, facilmente raggiungibile con la A26.
A Montelupo Albese c’è l’agriturismo “La Ruota” già conosciuto dal club dove potrete gustare piatti tipici fatti in casa e il vino dell’agriturismo immersi nei vigneti.
A Monbaruzzo non dimenticatevi di asssaggiare gli amaretti morbidi!
Il resto, tutto a vostra scoperta…

parte 1
https://maps.app.goo.gl/Sw8oG6nY4E2YsN1t7

parte 2
https://maps.app.goo.gl/eMuxbTAK4LWRtTMv8

Idro, Cima Rest e rientro dal Baremone

L’ho buttata lì, ma anche se la meta è interessante e nessuno del gruppo ci era mai stato prima, non pensavo che saremmo stati in tanti, pensavo saremmo stati io e il Mando e basta ma non ho tenuto conto delle ferie. Siamo in agosto e anche se è giovedì, in molti sono disponibili. Così al mattino siamo in cinque a partire insieme da Albignano e poi Dario ci avrebbe raggiunto a Idro. Il problema è che mi sono dovuto prendere un antistaminico perché quattro BMW tutte assieme non vorrei mi facessero avere uno shock anafilattico!

Avvicinamento senza particolari problemi sulla BREBEMI e poi da Brescia in su per le Coste di Sant’Eusebio, luogo dove spesso si danno appuntamento folli motociclisti amanti della velocità. Noi saliamo tranquilli e senza esagerare ci prendiamo le nostre soddisfazioni, qualche piega, qualche tiratina alle marce ma senza prendere rischi. Di tanto in tanto rallento e ricompatto il gruppo ma ila tutto liscio fino all’ultimo tratto della Val Sabbia dove, come sempre, si forma un po’ di coda, ma in moto, con prudenza, non è certo un problema, diversamente da Oscar e Monica, due miei cari amici che ho incontrato salendo ma in sella al loro sidecar non riescono ad eludere così facilmente il traffico.

A Idro c’è un bel movimento, in gran parte sono stranieri, e noi parcheggiamo le moto e ci fermiamo al chiosco per un “Pirlo” come aperitivo in attesa di incontrarci con Dario che, obbligato a venire con il KTM tassellato, ha preferito evitare l’autostrada.

Si sta bene e anche se staremmo volentieri lì seduto a chiacchierare, dobbiamo riprendere il nostro viaggio. Di lì alla nostra meta non mancano molti chilometri, ma le curve sono tante è c’è da divertirsi. Risaliamo la strada della Valvestino e poi, nei pressi di Capovalle, prendiamo a sinistra e saliamo verso Moera, Persone e poi su fino alla nostra meta. La strada è divertente ma è abbastanza stretta quindi è sempre meglio non esagerare, e poi è una vallata immersa nel verde e godersi il paesaggio non è poi tanto male.

Superata Magasa le nuvole si addensano coprendo le cime più alte e un po’ timore di prendere l’acqua, in cuor mio, mi sale. Tuttavia non è che ci possa fare nulla quindi è inutile preoccuparsi.

Al nostro arrivo tra i fienili e le case coi tetti di paglia di Cima Rest il cielo è ancora coperto e tira un’arietta fresca che una felpa ci sta! Pranziamo nell’unico ristorante rimasto aperto nella piccola frazione che, nonostante il giorno feriale, era al completo. Ci siamo trovati bene, una cucina ruspante come dev’essere in un posto di montagna, una cameriera simpatica, un panorama di cui pochi ristoranti possono godere e un ambiente unico perché le case con il tetto di paglia non si trovano così spesso!

Al ritorno ci dividiamo in due gruppi perché io, come sempre, ho le ore contate, ma gli altri sono in vacanza, così io, Marco e Pietro, scendiamo verso il Lago di Garda per fare più veloce e gli altri la prendono più comoda ma molto più divertente passando per il Baremone. Il problema è che nella scelta del percorso avrei dovuto tenere conto del traffico, praticamente inesistente per il secondo gruppo, e da delirio per tutto il tratto della Gardesana per noi che avremmo dovuto essere quelli veloci. Pazienza, siamo arrivati a casa comunque e ci siamo divertiti lo stesso, spero solo di non avere bruciato qualche autovelox facendo divertire anche i vigili!!!

Wild Camp Luglio 2023

Queste uscite nascono come sempre da una chiamata a scazzo di un caldo Luglio, verso la metà della settimana dove hai bisogno di un obbiettivo per tirare fino al weekend…
Basa: “Dario mi sono rotto il cazzo, quando rifacciamo il weekend selvatico in notturna con amaca e birra!”
Io, che ci penso veramente poco su: “Venduta! Questo weekend sono da solo! Si va!”

“Si ma niente di troppo preparato…”
“Tranquillo, si parte Sabato sera, troviamo da mangiare in una festa paesana e poi si dorme in amaca.”

In realtà avevo già messo insieme un percorso in off leggero che avevo testato per l’80% nelle domeniche solitarie d’inverno, roba semplice; allora perché non allargare la proposta alle Endurone del 1921?

Detto, fatto…alla partenza ore 17:30 di Sabato 29 Luglio siamo in 8 temerari selvatici pronti a digerire ogni difficoltà che si fosse presentata davanti alle nostre ruote.

Partenza travagliata. Per l’avvicinamento al Po’ ho scelto le strade più secondarie che potessi trovare per evitare le auto e…Mandelli e Luca si perdono appena dopo Melegnano 😊

Ripresi i 2 distratti ci dirigiamo verso il Po’ e ci infiliamo sulla strada dell’argine secondario. Il sole che incomincia a dipingere il paesaggio campagnolo di arancione, la strada totalmente vuota e la stanchezza della settimana mi inducono ad una sensazione di serenità piacevole che viene tragicamente interrotta da 4 blocchi di cemento armato messi sul percorso per impedire il passaggio alle moto!
Ma come dicevo, eravamo pronti a superare le difficoltà! Quindi i più passano raso raso tra i blocchi e gli altri aggirano il problema con 30 secondi di deviazione.

Costeggiamo il Po’ ancora fino alla chiesetta di Parpanese (PV) dove ci rilassiamo alla vista del grande fiume.

Foto. Sigarette. Le prime risate tra amici. Le prime risate anche tra sconosciuti.

Ritorniamo su asfalto per attraversare l’Oltrepò pavese per una 30ina di Km sempre su strade più che secondarie. Qui l’uva incomincia a far sentire il suo profumo dolciastro nell’aria che ci accompagna fino a Castello di Tassara, un piccolo borgo da dove prendiamo una strada “ufficialmente” chiusa al traffico.

Lì il gruppo sperimenta con successo la prima discesa su sterrato sconnesso.

Arrivati a Genepreto (PC) siamo ormai in Val Tidone e risparmio al gruppo il guado del Tidone con salita molto ripida e “terrosa” in favore di una sosta a Trevozzo dal solito dispensatore di aperitivi, il Caffe 412.

Riprese le moto in mano incominciamo la traccia sterrata che ci porterà fino a Sevizzano e poi alla Pietra Perduca. Mentre noi ci addentriamo nella boscaglia il buio lentamente si fa strada ma con gli abbaglianti accesi riusciamo a vedere chiaramente dove NON passare con le ruote.
Il gruppo è abbastanza unito, io apro con la traccia GPS e Basa con la sua SuperTenere 750 chiude. In mezzo c’è una fisarmonica di motociclisti al buio intenti a guidare con destrezza e gustarsi il tracciato che si fa sempre più sconnesso ed impervio…e io me li immagino con un grande sorriso sotto il casco.

Immagine che si sgretola quando entriamo nel 20% del percorso che non avevo mai testato…

In sostanza rimaniamo bloccati per 45minuti in un tratto di 2-3km costituito da salite e discese molto accentuate e lunghe, spesso con tornanti…su fondo veramente smosso e sempre al buio totale.

Tre di noi si allungano per terra o appoggiano i propri bolidi sui sassi ma sono tutte moto protette dai paracarene fortunatamente, si rovinano solo quelli. Claudio sembra non aver provocato nulla alla sua bellissima Africa Twin. Siadovv ha solo rotto uno specchietto del Transalp 600, niente di grave. La V85 di Luca riporta per un bel grafffione sul serbatoio. (mi dispiace)

Nessuno si demoralizza, sono tutti convinti di poter superare questo tratto. I più esperti di noi vanno avanti e poi tornano a piedi a prendere le moto altrui. Normale.
La discesa sconnessa sembra non finire più e dopo parecchi minuti di sudore per tenere in piedi le bestie di oltre 200kg, alcuni sono stanchi sia fisicamente che mentalmente. La maggior parte del gruppo non ha mai messo la ruota sullo sterrato e il buio non aiuta di certo la situazione. Si preannuncia una notte intera di madonne e stiramenti muscolari.

Finalmente le difficoltà finiscono ed entriamo in un provvidenziale borghetto dove constatiamo che sono già le 22:00 e siamo appena a metà del percorso…la decisione è semplice: si scende a Pecorara via asfalto!


Pecorara ormai è il mio paese mitico: 300 abitanti e feste paesane tutti i weekend!
Appena arriviamo…Taaaacc…entriamo alla festa degli alpini a mangiare e bere in allegria!

Nonostante le fatica e le madonne tirate (…immagino rivolte a me), i visi sono tutti distesi e soddisfatti. Il clima è compagnone. Mi sorge spontaneo un pensiero: “Magari stanotte mi accoltellano nel sonno”…

Verso le 0:30 riprendiamo le nostre cavalcature in direzione albergo a 5 stelle!

Le tortuose e buie stradine non fanno più paura e complice l’alcool e l’esperienza nel bosco, il ritmo sale.

Arrivati presto a destinazione. Io e Basa saliamo sulla collina mentre gli altri decidono sapientemente di lasciare la moto più sotto. Tutti, tranne Marco 1400 che ci segue a tutta birra con la sua nuova Transalp 650!! Quasi ce la fa ma a metà salita il “canale bastardo” è sempre in agguato e fa il suo sporco lavoro…la moto fuori traiettoria e cavaliere disarcionato!

Non potevamo lasciare l’opera incompiuta, il gesto coraggioso andava premiato, quindi Basa la porta su!

Ormai è l’una di notte. Nel completo buio e silenzio dell’alta Val Tidone si sentono solo 8 pirloni che ridono e montano i propri giacigli notturni sotto una lieve pioggia. Chi la tenda, chi l’amaca e chi un appartamento di 60mq…. (Mandelli)

E’ tardi ma c’è ancora la voglia di fare 2 chiacchiere davanti al vino e la birra avanzati.

Alle 2:00 siamo tutti a letto, abbastanza cotti.

L’indomani, una volta rassettato tutto ci dirigiamo a Nibbiano famelici di colazione, abbondante colazione.

Due di noi, Siadovv e Umberto, tornano a casa. Noi invece vogliamo andare a vedere quello che doveva essere l’arrivo nella nottata, ovvero, la Pietra Perduca. Passiamo però su strada asfaltata ma sempre con una piacevole incursione su strada bianca in zona Sevizzano. Dopo il passo Caldarola ci si para davanti la bellezza della Pietra Parcellara, ottima sosta per foto motociclistiche. Aggirata la pietra saliamo finalmente alla Pietra Perduca dove è ancora in corso una festa che da l’occasione a Mandelli di bersi la sua amata birretta fresca e a Luca di farsi un altro appoggio a terra…insomma, sta moto non vuole stare in piedi!!!

Ripartiamo ma senza affrontare ancora la salita sconnessa, passiamo dal più sicuro prato che ci porta all’asfalto esattamente a 15min dal ristoro.

Alla Vecchia Osteria del Cacciatore di Rezzanello ci raggiunge Marco Base, dove godiamo di un ottimo pranzo, di un bel venticello all’ombra ed ancora una volta di un’ottima compagnia.

Il rientro, anche se in realtà abbiamo ancora apprezzato strade incantevoli e stupendi paesaggi, è sempre la parte più pallosa da raccontare, ve lo lascio immaginare…

Dario

Picnic di Pasquetta 2023

Quando parti con un programma ma poi…

La nostra Pasquetta mototuristica inizia molto presto, quando il cielo è ancora nero e il sole dorme ancora beatamente, col messaggio in chat di Carlo che, in un momento di sonnambulismo urinario, ha postato un bel pollicione in piedi! Già il mio sonno era disturbato dalla pizza della sera prima che mi ballava il “Cia Cia Cia” nello stomaco poi lo squillo del messaggino mi ha svegliato del tutto. Poi ho visto che era un messaggio del nostro “Calendarman” e, pensando che non solo i calendari ma anche gli orologi fossero per lui oggetti dalla criptica decifrazione, mi sono trovato alle quattro e mezzo del mattino a ridere come un pirla nel letto! Dopo un paio d’ore mi sveglio e carico “tutto” quello che mi sarebbe poi servito sul sidecar, aiuto Maria a preparare la sua giornata ed esco puntuale con Cicco che si dedicherà con impegno maniacale a frantumare gli zebedei a Francesca che oggi sarà la mia copilota, quindi la sua vittima sacrificale.

Ci troviamo tutti quanti puntuali al Passion Cafè come sempre, e come sempre partiamo in ritardo perché ci dilunghiamo in chiacchiere.

Il viaggio procede tranquillo e senza intoppi, il sole splende alto in un cielo limpido e l’aria frizzantina ci solletica le gote…forse sarebbe più corretto dire che faceva freschetto davvero e ci congelava le balle! Francesca teneva stretto Ciccio che intanto osservava ogni cosa con avidità. “Francy, tranquilla che non scappa!” – “No, no! Lo abbraccio perché mi scaldo!!!”

Dopo Piacenza, per la precisione a Pontenure ci rendiamo conto di aver perso Carlo e così in un attimo lo contattiamo e gli diciamo di venire tranquillamente avanti che ci avrebbe incontrati ma…con Carlo c’è sempre un ma! Davide che era dietro di lui lo ha perso per un semaforo rosso ma poi ci ha raggiunti senza incontrare il nostro Calendarman! Per fortuna con Whatsapp, scambiandoci la posizione, abbiamo potuto capire che Carlo si è teletrasportato un chilometro avanti a noi, il GS ne sa una più dell’Enterprise!!!

Ci fermiamo a Castell’Arquato nel parcheggio sopra l’antico borgo e lì approfittiamo per darci una rinfrescata (pipì) e stappare un paio di bottiglie come aperitivo. Saremmo dovuti ripartire presto ma come fai a non fare una passeggiata tra le vecchie mura?! Così decidiamo di fare saltare il programma di arrivare fino al Monte Moria e fermarci nel primo posticino ameno che avremmo trovato per pranzare. Purtroppo non siamo stati troppo fortunati e il posto più bello e adatto a un picnic che abbiamo trovato era un triangolo di prato mezzo secco vicino a una legnaia. “Qua non dovremmo dare fastidio a nessuno!” Dopo due minuti è arrivato subito uno che supponiamo fosse il villano a dimostrarci il suo disappunto, per fortuna solo disappunto e non ci ha chiesto di andarcene.

Quando abbiamo aperto i bauletti sono uscite le vettovaglie sufficienti a sfamare un borgo di medie dimensioni per tutto l’inverno! Torte salate, cuscus, salami, pane, focacce, alcune torte, birra, vino, spumante, un paio di grappe e ben una bottiglia di acqua che però non abbiamo finito, ci siamo trattenuti perché fa ruggine.

Sul più bello ho pensato, siccome ho portato il fornelletto per fare il caffè ma ho lasciato giustamente a casa la moka, potremmo fare qualche lancio a frisbee per digerire…ma siamo un po’ pippe e già dopo i primi lanci si sono potuti contare due occhi neri, un pollice contuso e un provvisorio ingoiato! Però ci siamo divertiti tanto e abbiamo dimostrato di essere ancora atletici! A parte Carlo che è svenuto nel prato.

Come sempre una bella giornata e, cosa da non sottovalutare, senza prendersi nessuna fucilata dal contadino.

Frase del giorno: “Francesca, non portare il piatto di ceramica, ho preso su i miei usa e getta!” Peccato che li ho lasciati insieme al caffè e alla moka sul banco in garage!

Motobefana 2023

La motobefana è l’appuntamento di apertura dell’anno per noi del Millenovecentoventuno e anche il 2023 non ha fatto eccezione. Ci sono delle differenze però, gli altri anni ci recavamo a Rivolta d’Adda per portare all’Istituto Padre Spinelli del materiale che avrebbe potuto fare loro comodo come traverse monouso, pannoloni ecc. Già l’anno scorso per i problemi legati al Covid non siamo potuti entrare e consegnare il materiale e pensavo che almeno quest’anno saremo riusciti e invece niente dalla segreteria di uno dei club organizzatori mi hanno detto che non si sarebbe potuto ancora così ho riempito il Qubo fino al tetto con tutti i pannoloni e le traverse che avevamo raccolto negli ultimi due anni e li ho consegnati all’istituto qualche giorno prima della Befana.  Invece il giorno sei, come avevamo fatto l’altro anno, abbiamo raccolto cibo, sabbietta e antiparassitari che abbiamo consegnato alla Colonia Felina Andrea Boncompagni di Albignano facendo la felicità di mici e volontari.

Quindi quest’anno abbiamo festeggiato la Befana in moto in una forma diversa, e un po’ sparsa. Alcuni di noi sono andati prima alla Motobefana di Milano, altri ad Inzago mentre il grosso del gruppo si è trovato al solito Passion Cafè per un aperitivo da dove poi siamo partiti facendo sosta prima alla Colonia Felina e poi al vicino Ristorante La Grangia di Settala… vicino… Per rendere la cosa un po’ più divertente ho fatto un giro un attimino turistico passando per Corneliano Bertario, Comazzo, Merlino e poi Conterico. Giusto in tempo per fare una piccola doccetta! Perché arrivare belli asciutti quando ci si può bagnare un po?!

Arrivati al ristorante, un’antica cascina tipica lombarda completamente ristrutturata, gli amici che avevano prima partecipato alle altre manifestazioni erano già arrivati. Il nostro arrivo ha di fatto riempita il grande salone. Si è riso e scherzato ma sopratutto si è mangiato e bevuto.

Io, a una certa ora mi sono dovuto congedare ma so che i festeggiamenti si sono protratti ancora fino a tardi e proseguiti in un altro locale. Da qui mi sovviene il dubbio che se aumentasse la benzina, il nostro gruppo di motociclisti si arrabbierebbe molto, ma se dovesse aumentare il vino saremmo ridotti sul lastrico!