Queste uscite nascono come sempre da una chiamata a scazzo di un caldo Luglio, verso la metà della settimana dove hai bisogno di un obbiettivo per tirare fino al weekend…
Basa: “Dario mi sono rotto il cazzo, quando rifacciamo il weekend selvatico in notturna con amaca e birra!”
Io, che ci penso veramente poco su: “Venduta! Questo weekend sono da solo! Si va!”
“Si ma niente di troppo preparato…”
“Tranquillo, si parte Sabato sera, troviamo da mangiare in una festa paesana e poi si dorme in amaca.”
In realtà avevo già messo insieme un percorso in off leggero che avevo testato per l’80% nelle domeniche solitarie d’inverno, roba semplice; allora perché non allargare la proposta alle Endurone del 1921?
Detto, fatto…alla partenza ore 17:30 di Sabato 29 Luglio siamo in 8 temerari selvatici pronti a digerire ogni difficoltà che si fosse presentata davanti alle nostre ruote.
Partenza travagliata. Per l’avvicinamento al Po’ ho scelto le strade più secondarie che potessi trovare per evitare le auto e…Mandelli e Luca si perdono appena dopo Melegnano 😊
Ripresi i 2 distratti ci dirigiamo verso il Po’ e ci infiliamo sulla strada dell’argine secondario. Il sole che incomincia a dipingere il paesaggio campagnolo di arancione, la strada totalmente vuota e la stanchezza della settimana mi inducono ad una sensazione di serenità piacevole che viene tragicamente interrotta da 4 blocchi di cemento armato messi sul percorso per impedire il passaggio alle moto!
Ma come dicevo, eravamo pronti a superare le difficoltà! Quindi i più passano raso raso tra i blocchi e gli altri aggirano il problema con 30 secondi di deviazione.
Costeggiamo il Po’ ancora fino alla chiesetta di Parpanese (PV) dove ci rilassiamo alla vista del grande fiume.
Foto. Sigarette. Le prime risate tra amici. Le prime risate anche tra sconosciuti.
Ritorniamo su asfalto per attraversare l’Oltrepò pavese per una 30ina di Km sempre su strade più che secondarie. Qui l’uva incomincia a far sentire il suo profumo dolciastro nell’aria che ci accompagna fino a Castello di Tassara, un piccolo borgo da dove prendiamo una strada “ufficialmente” chiusa al traffico.
Lì il gruppo sperimenta con successo la prima discesa su sterrato sconnesso.
Arrivati a Genepreto (PC) siamo ormai in Val Tidone e risparmio al gruppo il guado del Tidone con salita molto ripida e “terrosa” in favore di una sosta a Trevozzo dal solito dispensatore di aperitivi, il Caffe 412.
Riprese le moto in mano incominciamo la traccia sterrata che ci porterà fino a Sevizzano e poi alla Pietra Perduca. Mentre noi ci addentriamo nella boscaglia il buio lentamente si fa strada ma con gli abbaglianti accesi riusciamo a vedere chiaramente dove NON passare con le ruote.
Il gruppo è abbastanza unito, io apro con la traccia GPS e Basa con la sua SuperTenere 750 chiude. In mezzo c’è una fisarmonica di motociclisti al buio intenti a guidare con destrezza e gustarsi il tracciato che si fa sempre più sconnesso ed impervio…e io me li immagino con un grande sorriso sotto il casco.
Immagine che si sgretola quando entriamo nel 20% del percorso che non avevo mai testato…
In sostanza rimaniamo bloccati per 45minuti in un tratto di 2-3km costituito da salite e discese molto accentuate e lunghe, spesso con tornanti…su fondo veramente smosso e sempre al buio totale.
Tre di noi si allungano per terra o appoggiano i propri bolidi sui sassi ma sono tutte moto protette dai paracarene fortunatamente, si rovinano solo quelli. Claudio sembra non aver provocato nulla alla sua bellissima Africa Twin. Siadovv ha solo rotto uno specchietto del Transalp 600, niente di grave. La V85 di Luca riporta per un bel grafffione sul serbatoio. (mi dispiace)
Nessuno si demoralizza, sono tutti convinti di poter superare questo tratto. I più esperti di noi vanno avanti e poi tornano a piedi a prendere le moto altrui. Normale.
La discesa sconnessa sembra non finire più e dopo parecchi minuti di sudore per tenere in piedi le bestie di oltre 200kg, alcuni sono stanchi sia fisicamente che mentalmente. La maggior parte del gruppo non ha mai messo la ruota sullo sterrato e il buio non aiuta di certo la situazione. Si preannuncia una notte intera di madonne e stiramenti muscolari.
Finalmente le difficoltà finiscono ed entriamo in un provvidenziale borghetto dove constatiamo che sono già le 22:00 e siamo appena a metà del percorso…la decisione è semplice: si scende a Pecorara via asfalto!
Pecorara ormai è il mio paese mitico: 300 abitanti e feste paesane tutti i weekend!
Appena arriviamo…Taaaacc…entriamo alla festa degli alpini a mangiare e bere in allegria!
Nonostante le fatica e le madonne tirate (…immagino rivolte a me), i visi sono tutti distesi e soddisfatti. Il clima è compagnone. Mi sorge spontaneo un pensiero: “Magari stanotte mi accoltellano nel sonno”…
Verso le 0:30 riprendiamo le nostre cavalcature in direzione albergo a 5 stelle!
Le tortuose e buie stradine non fanno più paura e complice l’alcool e l’esperienza nel bosco, il ritmo sale.
Arrivati presto a destinazione. Io e Basa saliamo sulla collina mentre gli altri decidono sapientemente di lasciare la moto più sotto. Tutti, tranne Marco 1400 che ci segue a tutta birra con la sua nuova Transalp 650!! Quasi ce la fa ma a metà salita il “canale bastardo” è sempre in agguato e fa il suo sporco lavoro…la moto fuori traiettoria e cavaliere disarcionato!
Non potevamo lasciare l’opera incompiuta, il gesto coraggioso andava premiato, quindi Basa la porta su!
Ormai è l’una di notte. Nel completo buio e silenzio dell’alta Val Tidone si sentono solo 8 pirloni che ridono e montano i propri giacigli notturni sotto una lieve pioggia. Chi la tenda, chi l’amaca e chi un appartamento di 60mq…. (Mandelli)
E’ tardi ma c’è ancora la voglia di fare 2 chiacchiere davanti al vino e la birra avanzati.
Alle 2:00 siamo tutti a letto, abbastanza cotti.
L’indomani, una volta rassettato tutto ci dirigiamo a Nibbiano famelici di colazione, abbondante colazione.
Due di noi, Siadovv e Umberto, tornano a casa. Noi invece vogliamo andare a vedere quello che doveva essere l’arrivo nella nottata, ovvero, la Pietra Perduca. Passiamo però su strada asfaltata ma sempre con una piacevole incursione su strada bianca in zona Sevizzano. Dopo il passo Caldarola ci si para davanti la bellezza della Pietra Parcellara, ottima sosta per foto motociclistiche. Aggirata la pietra saliamo finalmente alla Pietra Perduca dove è ancora in corso una festa che da l’occasione a Mandelli di bersi la sua amata birretta fresca e a Luca di farsi un altro appoggio a terra…insomma, sta moto non vuole stare in piedi!!!
Ripartiamo ma senza affrontare ancora la salita sconnessa, passiamo dal più sicuro prato che ci porta all’asfalto esattamente a 15min dal ristoro.
Alla Vecchia Osteria del Cacciatore di Rezzanello ci raggiunge Marco Base, dove godiamo di un ottimo pranzo, di un bel venticello all’ombra ed ancora una volta di un’ottima compagnia.
Il rientro, anche se in realtà abbiamo ancora apprezzato strade incantevoli e stupendi paesaggi, è sempre la parte più pallosa da raccontare, ve lo lascio immaginare…
Dario