Bicilindrici coi Geloni 2022

Questo è stato l’anno più asciutto di sempre, almeno da quando se ne ha memoria ed è praticamente da novembre del duemilaventuno che ogni qualvolta le previsioni abbiano dato pioggia sono state prontamente sbugiardate da giornate spesso assolate o comunque asciutte. Per Bicilindrici coi Geloni, i moderni Bernacca si sono presi una bella rivincita, hanno previsto una bella giornata piovosa e così è stato!

Io sono contento di essere riuscito a partire con il sidecar così da fare felice Francesca che potrà viaggiare, se non al caldo, almeno all’asciutto. Esco in orario perfetto, non chiudo bene perché prima voglio fare un controllo di quello che manca. Mi tasto le tasche e mentalmente faccio l’elenco, manca la copertina termica per Francesca e le chiavi di casa, meno male che me ne sono accorto altrimenti sarei rimasto chiuso fuori. Peccato che invece di girare la maniglia in senso orario aprendo la serranda del box , l’ho girata al contrario azionando il blocco della serratura e restando fuori come un pirla! Meno male che dopo qualche minuto un mio vicino di casa ha aperto il cancello per uscire altrimenti ero ancora lì nel corsello dei box come un gatto di marmo seduto su una Guzzi!

Al Passion Cafè sono già tutti pronti, intabarrati di tutto punto, avvolti dalle tute impermeabili e con un’espressione da: “Ma chi me l’ha fatto fare!?” Tutti tranne Siadovv che per l’occasione ci ha seguito ridente al calduccio dell’abitacolo della sua Batmobile.

L’ultimo ad arrivare al ritrovo è Eugenio che si è presentato con una moto naked, scarpe da ginnastica e una tuta antipioggia forse un po’ troppo logora, tant’è che già nel tratto da Pioltello ad Albignano era zuppo d’acqua.

Partiamo per il nostro giro, l’intenzione è quella di procedere come da programma e magari evitare la sosta turistica a Bellagio, ma poi le cose cambiano e ci fermiamo a Onno. L’idea era quella di consultarci e valutare meglio il da farsi ma ne approfittiamo per un caffé, il cambio dell’acqua e, da parte di Eugenio un lungo e amorevole abbraccio alla stufa. Se avesse potuto se la sarebbe legata alla schiena e portata in moto!

Decidiamo di non seguire il programma ed invece di arrivare fino a Bellagio e poi risalire fino a Piano Rancio, saliamo direttamente fino a Valbrona e poi da lì fino al Ghisallo e poi a destinazione.

Giunti al Diavolo dove pranzeremo, troviamo anche Siadovv che avevamo seminato durante il viaggio. É una corsa per entrare a spogliarsi e asciugarsi davanti al camino, in particolare per coloro che avevano l’attrezzatura un po’ meno adeguata. Eugenio si è spogliato di gran parte degli abiti che aveva addosso e si è piazzato davanti al camino a piedi nudi (le calze erano completamente impregnate d’acqua) e con una tutina da mimo guadagnandosi l’appellativo di “Er Tutina!”

Per tutti noi il “Toc” * è una novità assoluta, anche io che ho prenotato per tutti non sapevo bene di cosa si trattasse, ed è stata una figata. In pratica la sala d’ingresso del ristorante era tutta nostra. Gli avventori, aprendo la porta, si trovavano di fronte a un gruppo eterogeneo di individui strani, da quelli con stivali e felpe pesanti a quelli che passeggiavano beatamente a piedi nudi per il locale, tutti però con un bicchiere di rosso in mano!

Intorno al camino erano state predisposte tutte le panche e sui tavoli attorno sono stati appoggiati bicchieri, posate, i cucchiai di legno, tovaglioli, vino e acqua ecc. Appena il “Toc” è stato pronto, il cuoco ha portato il grande pentolone e lo ha posato al centro delle panche davanti al camino, mentre sui tavoli attorno sono stati appoggiati i vassoi con il cotechino, il salame e i missoltini **. Ora può iniziare questo rito: con il cucchiaio di legno si prende una palla di “Toc” e la si poggia sul palmo della mano e lo si mangia staccandone i pezzi con le dita accompagnato dalle pietanze che vi ho elencato prima. Tutto questo fa molto festa e pone tutti a proprio agio, molto meglio che dover stare seduti a tavola con venti posate davanti ed è stato, forse, uno pranzi più divertenti di sempre.

Il tempo vola ed ora di rimetterci in cammino verso casa. A dire il vero io sarei dovuto partire un po’ prima degli altri ma come dicevo, “Il tempo vola” e alla fine non mi sono reso conto dell’ora. Stacchiamo Er Tutina dal camino al quale ormai si era incorporato, ci rimettiamo gli scafandri e riprendiamo la strada. Per fortuna ha smesso di piovere ma la strada è lunga e non si sa mai potrebbe ricominciare a piovere quindi le nostre vestizioni impermeabili restano al loro posto.

Non abbiamo percorso l’intero tracciato del “Circuito del Lario” e abbiamo tagliato per la Brianza facendo la strada più breve, d’altra parte era già tardi e l’asfalto bagnato e scivoloso ci hanno obbligato a questa scelta. Unica nota negativa sono le cadute di Dario e Davide che comunque non hanno riportato danni né alle ossa né, tanto meno alle cavalcature.

Giornata spettacolare e il maltempo non ha intaccato minimamente lo spirito del gruppo, grazie a tutti!!!

Marco

* Il “Toc” è un piatto che esige ore (proprio “ore”) di lavoro e quando avrete letto come viene preparato e, soprattutto, le dosi degli ingredienti, capirete perché un tempo i contadini della zona lo riservassero alle occasioni più importanti. L’impasto di questa ricca e deliziosa polenta viene lavorato continuamente e a lungo durante la cottura, mentre burro e formaggio vengono aggiunti rimestando con il rodech (bastone di nocciolo) quando la polenta è già cotta, poco alla volta,  in piccole dosi per facilitare il loro scioglimento e per farli amalgamare perfettamente. Il tutto sempre a temperatura costante per non fare attaccare la polenta al paiolo.

Alla fine della cottura il Toc deve risultare morbido, quasi una crema densa, ma compatta e asciutta.

** I “missoltini” sono pesci di lago, nella fattispecie Agoni, che vengono salati e seccati per essere conservati