Tour dei passi alpini 2015

Fino a un paio di settimane fa nemmeno sapevo che ci saremmo potuti essere, ma le cose si sono messe un po’ meglio e non siamo potuti mancare nemmeno io e la Sgionfadura.

La meta di quest’anno è sempre la piccola cittadina alpine di Livigno famosa per lo più per essere porto franco ma per un motociclista vuol dire semplicemente un paradiso di curve, tornanti, panorami mozzafiato, salite impossibili e discese da cardiopalma.

Il tragitto disegnato da Marco prevede un avvicinamento abbastanza rapido e poi di valicare il mitico Passo dello Spluga. La carovana dei bicilindrici procede spedita fino a Chiavenna dove da prima dobbiamo fare una sosta pipì per Maria e pizza e birra per tutti gli altri, poi un incolonnamento ci costringe a marciare a passo di bradipo zoppo perché, con un sidecar largo più di un Doblò, non posso certo mettermi a sorpassare come col Vespino. Tutti gli altri si fermano con me per solidarietà fino a quando la Siadovv di Simone non inizia ad avere qualche problemino di ebollizione così ci separiamo e, per non far perdere altro tempo inutile al gruppo, con la mia ingombrante Bsonta continuo verso il Passo e tutti gli altri con le due ruote fanno compagnia a Simo. La cosa difficile è stata convincerlo che sarebbe stato meglio mettere dell’acqua distillata nel radiatore e la pipì nel bagno.

La coda si smaltisce e mi lascio cullare dal suono sornione del mio bicilindrico su quelle strade che tra guida e panorami sono un godimento puro. Chiaramente imbocco la vecchia strada che porta in cima al Passo, le gallerie di quella nuova non mi interessano proprio. Bella, sia dal punto di vista panoramico che dal punto di vista della guida. Peccato che molti che non sarebbero in grado di guidare nemmeno un “Carett d’ingüri cui serc in lega”, si trovano a vagare per quegli stretti tornanti con enormi suv, ma ci sono anche loro, che ci possiamo fare.

Giunti in vetta allo Spluga ci fermiamo per fare uno spuntino ma qui avviene il fattaccio: da alcuni chilometri la pompa della benzina del California di Max fa un rumore sinistro, ma quando è stato il momento di riprendere il cammino…caput! Non c’è verso di fare ripartire la sua amata dueruote! Il problema è elettrico quindi non c’è molto che possiamo fare, inoltre Maria è già abbastanza provata quindi riprendo il cammino con il rammarico che per il nostro amico il week end è finito.

Percorriamo lo stupendo serpente d’asfalto che dai quasi duemila metri di Monte Spluga ci porta fino a valle su una serie bellissima di tornanti e curve mozzafiato. Imbocchiamo la vecchia Viamala che percorre il fondo valle attorcigliandosi alla nuova superstrada come una biscia. È bellissimo poter guidare il sidecar ad una temperatura finalmente accettabile su strade non perfettamente in ordine come siamo abituati a trovare in Terra Elvetica ma comunque meglio che da noi. I paesini , le case, i prati, sembra tutto troppo perfetto, quasi disegnati. Marciamo tranquilli e rispettare i limiti di velocità non è così difficile perché vogliamo assaporare tutto di quest’angolo di Svizzera.

Col passare delle ore le temperature si fanno via via sempre più basse così, prima di affrontare il Flüelapass indossiamo abiti un po’ più adatti. Il Passo non è forse bello come quelli che circondano Livigno ma vale sempre la pena percorrere questi tratti di strada accompagnati dal rassicurante borbottio del bicilindrico tra le ginocchia.

Il giro è bello ma il tempo passa e quell’ultima galleria che porta a Livigno dalla parte del Passo del Gallo, sembra non arrivare mai. Dalla cartina non sembrava ci fosse tutta sta strada! I dubbi mi assalgono ma continuo imperterrito, d’altra parte lo stradario parla chiaro… Comunque quando ho visto il cartello che indicava Livigno e il tunnel col semaforo rosso sopra, ho tirato un sospiro di sollievo!

Purtroppo però quegli ultimi tremilaseicento metri a dodici gradi hanno infreddolito Maria che, dopo una giornata così impegnativa, non ce l’ha fatta. Un po’ di febbre, dolori e difficoltà respiratorie le hanno impedito di partecipare alle Notti Bianche: in camera sotto il piumone!!!

Intanto sono arrivati anche gli altri. I tre del Teola sono andati a farsi la doccia al loro albergo, mentre Lucia e Rebecca sembravano bimbi in un negozio di balocchi a provare tutte le offerte della spa del nostro albergo. Il tempo non è molto ma non trascurano nulla, dall’idromassaggio alle docce emozionali, dalla sauna al bagno turco, dalla doccia valtellinese alla piscina. Tutte cose che ho voluto provare anch’io, solo una cosa non ho potuto, non ce l’ho fatta, la tisana rilassante!

Il gruppo dei centauri, per la serata, non ci pensa nemmeno di andare fino in paese dove la festa trova la sua massima espressione. Troppa strada da fare a piedi, hanno preferito tornare al ristorante dell’altro anno dove si erano trovati così bene, ma sembra che anche quest’anno non sia andata male, quando sono tornati erano tutti molto allegri!

Non ci si ritira tardissimo ma al mattino i duri biker se la prendono comoda e non arriveranno prima delle dieci e mezza così, mentre Lucia e Giorgio fanno un po’ di spesa approfittando del duty free, io faccio la cosa più logica che posso fare: rientrare con calma in maniera da evitare le code, col sidecar me le farei tutte!

Mentre il resto del gruppo procede come previsto per Santa Caterina e poi per il mitico Gavia, io e Maria abbiamo percorso la strada più diretta quindi Forcola e poi giù a Tirano dove saggiamo le prime folate di caldo. Passiamo per Aprica e poi giù da Edolo e poi in Val Camonica. La temperatura si è alzata esageratamente, sembra di avere un asciugacapelli puntato sulla faccia, non precisamente una goduria!

Nei pressi del Sebino ci fermiamo a Marone per un pranzo a base di pesce fritto, all’ombra degli alberi e con una lieve brezza, quello che ci voleva per spezzare un po’ quel rientro che con queste temperature più che un diletto sembra un duro lavoro. Meno male che non abbiamo trovato code e che si è sempre marciato in maniera filata, mancava solo di bollire gli zebedei in colonna!

Marco