Aquile a spasso Val Di Sieve 2012

…e voglio arruolarmi nei carabinieri motociclisti.

Rispondo al telefono, è Marco Big Slow detto anche il bravo giornalista: “Ah Roby de’ Roma, che fai, ci vieni al raduno Guzzi Aquile a Spasso di Pontassieve FI? Ci sarà anche la Sgionfadura e altri accoliti del nostro club Millenovecentoventuno”. Come dire di no, da troppo tempo non abbraccio Marco e Maria e poi è l’occasione per far incontrare l’unico componente a sud di Bologna (il sottoscritto) con i soci nordici del club guzzistico Millenovecentoventuno. Partenza in solitaria da Roma ed arrivo a Molino del Piano nelle vicinanze di Firenze giusto in tempo per partecipare al moto-giro sulle colline (Marco e gli altri arriveranno più tardi e li vedrò nel pomeriggio) con visita a due aziende agricole per gustare degli “stuzzichini”, così li chiamano gli organizzatori. Chiamali “stuzzichini”: mi sono appanzato con finocchiona rinunciando temporaneamente al regime vegetariano, crostate varie, formaggi, vini e per finire anche il gelato artigianale. Un plauso alle Aquile a Spasso per i luoghi visitati e l’organizzazione impostata con due carabinieri motociclisti che ci fanno da scorta imponendo la sosta agli automobilisti e un’ambulanza che chiude il corteo. Si pranza in località Il Laghino e che pranzo in amena compagnia dei due giovani carabinieri della scorta e di due simpatiche coppie con gli uomini marescialli dell’aeronautica della base militare di Pisa. Il discorso cade sulle missioni italiane all’estero, alle quali hanno partecipato a vario titolo sia i marescialli dell’aria che i carabinieri, e sul rapporto di coppia (non quello motoristico) sorprendendomi nell’apprendere dell’elevata percentuale di divorziati/separati tra i carabinieri motociclisti: su 10 ben 7 risultano divorziati o separati. Mi viene spiegato che il principale se non unico motivo è la troppa permanenza sulla strada con conseguente molteplici occasioni di incontro con il gentil sesso, scambio di occhiate d’intesa e di numeri telefonici e alla fine succede quello che deve succedere, al che penso tra me e me: “Se i carabinieri hanno un corpo di motociclisti-sidecaristi mi arruolo subito!!!” Bando ai sogni, ops volevo dire bando alle ciance. Ci si rimette in cammino dopo aver mangiato e ben bevuto e al riguardo mi sovviene un detto di un amico fiorentino: “Non metterti in cammino se la bocca non sa di vino”, sagge parole. Finalmente l’incontro con quelli del Millenovecentoventuno: Marco e Maria, Andrea Barone e Franci, Giorgio Bubba e gentile signora, tutti guzzisti ed infine Simone, simpatico Hondista dagli scarichi aperti, anzi per meglio dire assenti. Insieme si continua con il moto-giro con due soste l’ultima delle quali, ad inizio sera, presso una cantina/frantoio dove possiamo gustare in abbondanza prelibate pietanze, innaffiate di ottimo vino, preparate dalle gentili e gradevoli mogli e figliole dei titolari la struttura. Verso le 8.30 si rientra a Molino del Piano e parcheggiamo le moto; Leonardo, uno degli organizzatori, ci invita a raggiungere il vicino centro ricreativo La Torretta per la cena:

– “La cena? Ma non l’abbiamo fatta alla cantina/frantoio?” chiedo sorpreso a Leonardo;

– “No, quello era solo uno “stuzzichino.” la risposta di Leonardo;

– “Leonardo, tornerò a trovarvi il prossimo anno se sopravvivo a questo tour eno-gastronomico”.

A cena, che non ho fatto in quanto veramente satollo, si poteva scegliere tra un menù di terra ed uno di mare (scusate se continuo a scrivere di pietanze). Chiacchiere più o meno motociclistiche, la riffa con diverse finocchione in palio (fortunati i vincitori) e poi a nanna ebbri dei bei luoghi visitati, di cibo e vino e della simpatica compagnia. Al mattino, dopo calorosi saluti con i pazzarelli del Millenovecentoventuno, riprendo la strada di casa ed indovinate un po’ cosa accade dopo due-mesi-due di siccità e calura africana: inizia a piovere, prima leggermente e poi si aprono le cataratte. La pioggia è stata mia compagna di viaggio da Incisa, poco prima di Firenze, fino ad Orte a 60 km da Roma, d’altronde mi ero messo in cammino con la bocca che non sapeva di vino, disattendendo le sagge parole e non potevo aspettarmi altro.

Roberto de Roma.