Motobefana da Gessate a Rivolta 2017

Ormai è un’abitudine per me completamente inutile, quella di aprire l’applicazione del meteo sul telefonino prima di ogni possibile uscita in moto. Inutile perché comunque se ho deciso di partire difficilmente le previsioni avverse mi convincono a stare a casa, tuttavia sono lì, come un pirla a vedere che tempo farà. Niente di strano, per il sei gennaio il tempo sarà sereno con temperature fino a -6° al mattino, il tempo perfetto per uscire in moto!!!

Reduci da una serata brava all’Hemingway dove con la scusa della riunione ci siamo scolati un fusto di birra, alla mattina siamo tutti puntuali al bar vattelapesca di Albignano. Ormai sono due anni che è aperto con lo stesso nome ma ormai ci ho rinunciato a ricordarmelo. Io arrivo in sella al mio ultimo acquisto, la Grisa, caricata come un mulo di materiale da dare in donazione all’Istituto Spinelli di Rivolta, ma già una decina di biker è lì ad attendermi.

Beviamo il caffè e cazzeggiamo per qualche minuto poi ci mettiamo in cammino alla volta di Gessate dove ci si deve ritrovare per la manifestazione. All’oratorio ci danno il benvenuto gli amici del Motoclub Gessate, un cafferino e una fetta di panettone ci vengono gentilmente offerti. Nel frattempo che ci si conosce un po’ e si scherza con gli altri motociclisti intervenuti, arrivano anche gli amici della combriccola di Pioltello e a sorpresa c’è anche Giuan detto Zucca Bacata e sua moglie. Di solito non vuole venire perché ha lo scooter ma mi fa piacere lo stesso che siano venuti.

Intorno alle dieci saltiamo tutti in sella per andare dal prete a farci benedire, meno male che ho sempre con me l’antistaminico per l’allergia all’acqua santa! A dire il vero ci siamo fermati davanti alla chiesa ma io non ho visto nessuno, a parte la simpatica fotoreporter della Gazzetta dell’Adda che ci ha fotografato dicendo: “Siete i Biker più belli e duri di tutto il corteo, vi posso fotografare?” Noi siamo diventati tutti più alti di venti centimetri! Ho sentito però che il commento sul giornale è stato: “Se a mesa nott i brütt i mör, ai des ur, questi chi, in bele frecc!” (Traduzione per chi non capisce l’austroungarico: Se a mezzanotte i brutti muoiono, alle dieci questi sono già freddi!)

Il trasferimento da Gessate a Rivolta si svolge brevemente e senza problemi, non siamo in molti e anche se l’aria è bella frizzantina, è un piacere passeggiare per le strade intorno all’Adda.

Al nostro arrivo, come sempre, un sacco di volti sorridenti ci aspettano alla Casa Famiglia per offrirci un piccolo rinfresco e una bella tazza di te caldo oppure un bel caffè che vi darà una bella svegliata. A dire il vero, quando ho assaggiato quella tazzina di caffè bollente, ho pensato che usassero la ricetta di Burt Munro!

Nel frattempo sono arrivati anche gli altri, quelli che vanno a letto la mattina presto e si alzano col mal di testa e quindi non mettono il culone in sella prima delle dieci e mezza. Con loro ci dirigiamo come sempre dal Santo per un aperitivo. Lì incontro Eve, un vecchio amico ed ex collega che nonostante la vicinanza non vedevo da anni. E’ stato bello fermarsi con lui a fare due chiacchiere, peccato che nel frattempo le cavallette hanno divorato tutto ed io sono riuscito a succhiare a malapena un tozzo di pane raffermo, egoisti!!!

Come sempre infiliamo le gambe sotto al tavolo alla Trattoria dei Cacciatori, nella verde campagna del Parco dell’Adda. Posto alla buona ma vale sempre la pena per un pranzo in compagnia. Qui, qualcuno, sembra abbia alzato un po’ il gomito, almeno così si vocifera. Enrico parlava una lingua che noi stentavamo a decifrare e penso che nemmeno lui si capisse davvero fino in fondo! Ale disquisiva con Riccardo sulle prestazioni della sua moto, tipo: “E io prendo una Ducati…” E io ti brucio lo stesso al semaforo!” Il problema che uno ha più di cinquant’anni e l’altro tredici! Ed io volevo denunciare il furto del sidecar! Poi mi sono ricordato di essere venuto con la moto senza carrozzino!

Come sempre si finisce all’Hemingway per il bicchiere della staffa. Io mi sono fermato giusto il tempo di una birretta ma si narra di bolidi che sfrecciavano sfiorando i trecento, di lunghi racconti in un perfetto inglese made in Oxford e di impegnative gare di rutto fino a notte tarda.

Sembra che un paio di soggetti abbiano deciso di non guidare, dato l’elevato tasso alcolico nel sangue e di sdraiarsi nella mangiatoia di una cascina lì vicina. Sembra che alla domanda dell’allevatore: “Cosa ci fate qua?” l’individuo piccolo e biondo abbia risposto: “Sto aspettando tre amici che mi devono portare dei regali: oro, incenso e, speriamo, tanta birra!!!”

Che gruppo ragazzi!!!